1 Presentazione generale 1.1 Perché un'analisi tecnica: le carenze dell'analisi di fondo L'analisi tecnica ha un approccio piuttosto diverso nei confronti della valutazione dei livelli di acquisto e di vendita, rispetto all'analisi di fondo. In effetti, l'analisi di fondo, così come viene utilizzata dagli analisti delle banche (che dà luogo a delle raccomandazioni), si basa essenzialmente sui coefficienti finanziari relativi ai fondamentali della società. Pertanto verranno analizzati i rapporti quali prezzo dell'azione/utili previsti, capitalizzazione di mercato/volume di affari, ammontare dei debiti, ecc. Poiché esistono delle norme ben precise, è possibile determinare il livello di rischio legato all'acquisizione o alla vendita di un'azione. Ad es., è alquanto diffusa la norma che consiste nel cercare soprattutto quei titoli, il cui rapporto prezzo del titolo/ utili previsti per azione si situa al di sotto di venti, una quotazione che viene considerata come una soglia importante. In modo analogo, un livello importante del rapporto capitalizzazione di mercato / volume di affari si colloca intorno a due. Tuttavia, questo metodo potrebbero essere privo di alcuni elementi. Prendiamo il caso dei titoli IT all'inizio dell'anno. Molti di questi titoli hanno raggiunto un rapporto prezzo dell'azione/ utili al di sopra di 100 e un rapporto capitalizzazione di mercato / volume di affari sopra 10. Da un punto di vista dell'analisi di fondo, in che modo possiamo comportarci? Abbiamo due opzioni: possiamo stabilire nuovi rapporti, specifici della "Nuova Economia", che potrebbe richiedere un po' di tempo, oppure attenerci ai rapporti precedenti, il che implica lasciarsi sfuggire delle buone opportunità. Inoltre, spesso è vero che l'evoluzione del prezzo del titolo non rispecchia necessariamente i fondamentali effettivi della società, in quanto gli effetti delle reazioni eccessive (in relazione sia ai ribassi che ai rialzi ) sono alquanto diffusi, soprattutto in occasione della diramazione di notizie. Ritorna all'inizio 1.2 L'analisi tecnica è necessaria al fine di prendere maggiormente in considerazione i fattori psicologici Da parte sua, l'analisi tecnica deriva da una semplice teoria finanziaria : in un arco di tempo T, il prezzo di un titolo riflette esattamente tutte le informazioni disponibili sul titolo in questione, percorrendone tutta la storia. Ciò è dovuto al fatto che il tempo viene considerato come un continuum, poiché qualsiasi variazione del prezzo determina un nuovo livello, che costituisce una nuova base per ulteriori variazioni. Pertanto, è possibile prendere spunto dall'evoluzione dei prezzi, a vari livelli, per tentare di determinare ulteriori evoluzioni possibili. Tuttavia, l'individuazione di tali variazioni, direzioni e misure non va da sé. In effetti, diventa subito ovvio che gli effetti psicologici (quali gli effetti di soglia oppure il comportamento dei singoli rispetto a quello degli investitori istituzionali) possono di fatto rivestire la stessa importanza delle riflessioni di natura strettamente tecnica. Quindi, si possono avere delle opinioni discordanti perfino sulla base di informazioni simili. Ed è proprio su questo principio che vengono determinati i prezzi dei titoli, in quanto riproducono un consenso sul mercato tra acquirenti e venditori. Pertanto, l'analisi tecnica non mira, di per sé, a stabilire delle regole precise per le variazioni dei prezzi dei titoli, ma intende piuttosto misurarne l'evoluzione ed eventualmente, a determinarne il comportamento probabile nel futuro. Questo approccio ci consente quindi di tener maggiormente conto della psicologia degli operatori. In effetti, le mosse al rialzo o al ribasso sui mercati seguono quasi sempre delle tendenze, di breve o lungo termine. Queste tendenze si basano sull'approccio degli investitori rispetto ai titoli, pessimisti (Orso) o ottimisti (Toro). Il clima di ottimismo è caratterizzato da prezzi di azioni sempre più alti, anche se i fondamentali non giustificano affatto questo incremento. I rapporti sono pertanto in rialzo e ciò può indurre gli analisti a vendere le azioni. Eppure, spesso, è proprio nel momento del trend di rialzo che i singoli si convincono a poco a poco che potrebbe essere opportuno comprare, proprio perché il potenziale di rialzo è diminuito sensibilmente. Questa osservazione è un esempio dell'effetto "gregge" sui mercati; da ciò deriva l'interesse di appartenere ai primi beneficiari dei movimenti. Ritorna all'inizio 1.3 L'analisi di Dow e la psicologia degli investitori rispetto alle attese. Keynes stesso ha asserito nella sua opera principale "Teoria dell'impiego, dell'interesse e della moneta" (1936) che "la maggior parte degli investitori e degli speculatori professionisti si preoccupano meno di fare previsioni precise per il lungo termine che di pronosticare proprio davanti al pubblico i cambiamenti che intervengono sulla scala convenzionale di valutazione". Questo approccio è conforme all'analisi iniziale di Dow, creatore dell'indice omonimo e del Wall Street Journal. La teoria di Dow costituisce un aspetto cruciale dell'analisi tecnica e vale la pena di svilupparla. Effettivamente, Dow è stato tra i primi a comprendere l'importanza della "determinazione dei tempi" e della reattività. Il suo modello riposa sull'idea che, quando i titoli tendono al ribasso, ci saranno sempre degli investitori aggressivi e meglio informati, pronti a comprare i titoli in previsione della ripresa ("compratori aggressivi", fase "a" nel grafico), mentre i singoli escono dalla posizione. In relazione a questo periodo, si assiste al miglioramento dei risultati della società, facendo sì che gli investitori vengano maggiormente attirati dal titolo ("accumulare", fase "b"). Poi, è probabile che questa fase di miglioramento induca una forte pressione all'acquisto nei singoli, i quali desiderano beneficiare di un periodo favorevole, che essi considerano duraturo. Per i primi investitori, questo è il momento propizio per vendere ("distribuire", fase "c"), in previsione di un'imminente inversione di tendenza. Queste diverse analisi derivano da punti di vista essenziali, che è necessario definire con chiarezza. Anche se ciascun investitore ha un'idea chiara dei prezzi al rialzo o al ribasso, è tuttavia necessario comprendere come questo concetto si riflette da un punto di vista grafico e sui prezzi. Ad esempio, un trend al rialzo è caratterizzato da massimi/minimi, mentre un trend al ribasso è caratterizzato da minimi/massimi. L'approccio dei trend può apparire irrilevante, ma è veramente essenziale ai fini di una integrazione dei principi che stanno alla base della struttura degli indicatori tecnici. Ritorna all'inizio 1.4 Opinione contraria Proprio sulla scia della teoria di Dow, Neil (1954) ha elaborato il principio dell'"opinione contraria". Questo sistema riposa sull'idea secondo la quale, ogni qualvolta tutti gli investitori condividono la stessa opinione nello stesso momento, è molto improbabile che questa opinione si realizzi nei fatti. Ciò dipende dal fatto che, se tutti sono rialzisti, chi rimane per comprare? Questo approccio può sembrare estremamente sistematico e azzardato, ma si innesta ancora nella logica di Dow. Effettivamente, secondo la teoria di quest'ultimo, il secondo periodo coincide con una fase di fiducia crescente nel titolo, che va di pari passo con l'acquisizione da parte di un numero crescente di investitori. Pertanto, all'inizio della terza fase, tutti gli investitori, che sono orientati al rialzo sul titolo, lo hanno già comprato, mentre gli "acquirenti aggressivi" vendono. A questo punto possiamo chiederci, quali saranno gli acquirenti che consentiranno al titolo di continuare la sua ascesa! Il mercato avrebbe perfino una tendenza a crollare quando i primi investitori cedono i titoli. Pertanto al fine di valutare livelli ragionevoli, gli investitori fanno ricorso, nella maggioranza dei casi, ai sondaggi di opinione per evidenziare la fiducia dei professionisti: un livello molto elevato di fiducia indica con molta probabilità una situazione di ipervenduto, facendo prevedere un'inversione di tendenza verso un ribasso. Una situazione simmetrica potrebbe profilarsi, naturalmente, nella situazione inversa. Ritorna all'inizio 2 Basi dell'analisi grafica 2.1 Resistenze orizzontali e supporti Il concetto di supporti e resistenze rappresenta una delle chiavi di volta dell'analisi tecnica, che si basa essenzialmente sull'idea secondo cui le decisioni relative all'acquisto e alla vendita sarebbero dettate in parte, sia a livello del singolo che del mercato, da motivi psicologici. Pertanto, gli effetti di soglia possono rivelarsi molto efficaci. Un livello viene considerato come un supporto se, ogni qualvolta un titolo tenta di varcare questa soglia dirigendosi verso il basso, il titolo stesso non raggiunge quel livello dirigendosi nuovamente verso l'alto. Se prendiamo l'esempio di Vivendi (cfr. grafico), notiamo che il titolo ha raggiunto il livello di 100 euro parecchie volte nel mese di aprile e di maggio; pertanto 100 può essere considerato come un supporto. Possiamo anche trovare livelli psicologici nella parte alta della curva, impedendo al titolo di aumentare aldilà di certi livelli: in questo caso si parla quindi di resistenze. Possiamo, ad esempio, individuare una resistenza nell'area dei 100 euro per Casino, come si vede nel grafico di fronte. Tuttavia, questi livelli, una volta testati, possono essere superati al rialzo o al ribasso, assumendo pertanto la funzione opposta. Ad esempio, per quanto riguarda il titolo Alcatel, la quotazione di 50 euro è stata usata come resistenza. Tuttavia, alla fine è stata superata, trasformandosi in un supporto. L'esistenza di queste figure è dovuta anche al principio della memoria dei mercati. In effetti, gli investitori si ricordano dei precedenti punti di inversione di tendenza e sono pertanto in grado, nel momento in cui si avvicinano a questi livelli, ad agire di conseguenza. Queste previsioni sono quindi soggette a delle rotazioni, rinforzando la solidità della soglia, del supporto o della resistenza. Nel caso del supporto, gli acquirenti sono coloro che ricordano la situazione precedente e guadagnano, mentre i venditori hanno il sopravvento sugli acquirenti nel caso della resistenza. Ritorna all'inizio 2.2 Resistanze oblique e supporti: la base dei trend e dei canali Benché sia abbastanza facile riconoscere queste figure su un livello orizzontale, dal momento che spesso coincidono con soglie psicologiche o tecniche, ciò non vale nel caso di supporti e resistenze oblique, cioè le linee di tendenza. In effetti, spesso è possibile vedere apparire linee oblique, sulle quali si scontra (resistenza) il titolo oppure rimbalza (supporto), come evidenziano i due grafici di fronte. L'interesse predittivo delle linee di tendenza risiede nella capacità di determinare, in tal modo, gli obiettivi nella parte alta e bassa della curva, ottimizzando la determinazione dei tempi. E' perfino possibile individuare delle combinazioni parallele di queste linee, che formano dei canali, in salita o in discesa (cfr. grafici). Il prezzo urta pertanto al di sotto della parte superiore del canale, fermandosi sulla parte inferiore dello stesso. Questi trend sono spesso estremamente forti ed eprimono la memoria dei mercati, poiché i canali possono essere validi nel contempo per il breve e per il lungo termine. La forza di questi trend spiega che, ogni qualvolta questi trend stessi volgono al termine (diciamo che vi è una "rottura" del canale, spesso in discesa per un canale in salita e in ascesa per un canale discendente), subentra una forte volatilità, che può portare il titolo a imboccare la tendenza inversa. Questa situazione può essere preceduta dall'evoluzione del titolo in zone intermedie o da formazione di canali all'interno del canale, suggerendo pertanto che la tendenza sta per essere neutralizzata (cfr. grafico). Sebbene in assenza di segnali chiari (resistenza orizzontale, canale intermedio, ecc.) sia molto difficile fare delle previsioni riguardo al momento in cui il prezzo uscirà dal canale, è tuttavia possibile valutare la portata del movimento successivo. Il principio ricorrente è semplice: spostate semplicemente l'ampiezza del canale, laddove il prezzo è uscito dal canale in direzione dell'uscita. E' possibile riscontrare i canali anche in una configurazione orizzontale; in questo caso si può parlare di "range". Queste figure indicano un mercato poco entusiasta rispetto alla direzione di variazione del titolo o dell'indice. Quest'ultimo evolve poi intorno a un livello medio orizzontale. Ogni qualvolta si arriva a uno sfondamento di questi range (e pertanto diventa più arduo determinare la nuova direzione rispetto al caso di un canale di tendenza), l'obiettivo viene definito allo stesso modo di altri canali, spostando l'ampiezza del canale nel punto di uscita della direzione imboccata dal titolo. Ritorna all'inizio 3 Le figure 3.1 Figure di consolidamento Ritorna all'inizio 3.1.1 Triangoli simmetrici A prescindere dai canali, è importante rilevare che le relazioni tra le linee di tendenza non sono necessariamente parallele. E'possibile che emergano altre figure importanti e tra le più ricorrenti troviamo i triangoli. Questi ultimi non rappresentano figure di tendenza, bensì di consolidamento. Le figure di triangoli simmetrici (cfr. grafico in basso) sono quelle maggiormente utilizzate. Questi sono costituiti da una linea di resistenza discendente e da una linea di supporto ascendente. Il prezzo del disponibile si scontra, in tal modo, in corrispondenza della linea superiore, fermandosi sulla linea inferiore, con movimenti sempre più modesti a causa dell'intersezione delle due linee di tendenza. Tanto più spesso il prezzo poggia su entrambe le linee, tanto più valida sarà la figura (naturalmente il minimo è di due impatti, in modo da determinare l'orientamento delle linee). Questa figura è piuttosto comune nel caso del trend di lungo periodo, vale a dire la direzione di uscita, quando la figura è spezzata e si trova nella prosecuzione della direzione di entrata. Questa uscita di solito si trova prima del vertice del triangolo, di solito a quasi tre quarti della sua lunghezza (misurato dall'impatto della seconda linea di tendenza). La forma della figura stessa, che diventa più stretta, spiega che la potenza "accumulata" dal titolo, compare improvvisamente alla fine della figura con movimenti considerevoli delle azioni, spesso caratterizzati da volumi più elevati. Sulla base di questa figura, inoltre, è possibile determinare gli obiettivi. In effetti, nel caso di consolidamento al rialzo, esso si trova sulla linea parallela alla linea di supporto, passando per il primo punto di impatto (linea di resistenza). Un altro obiettivo coincide con l'altezza del triangolo, utilizzata nel punto di uscita. In entrambi i casi, questo livello deve essere raggiunto prima della data che corrisponde al vertice del triangolo (cfr. grafico). Ritorna all'inizio 3.1.2 Flag Esiste un'altra forma di consolidamento, sotto forma di canale, denominato appunto flag. Esso corrisponde a un canale leggermente decrescente (nel caso di un trend rialzista) oppure a un canale leggermente crescente (nel caso di un trend ribassista). In termini di obiettivi, questa figura spesso si presenta a metà di un trend; ciò significa che si può spostare la sommità del segmento, precedente il flag, verso l'uscita della figura. Ritorna all'inizio 3.2 Figure Formali Ritorna all'inizio 3.2.1 Doppi massimi e doppi minimi Le figure precedenti sono tutte correlate alle linee in modo da delimitarle. Tuttavia, esistono altre figure, denominate figure formali, che sono definite semplicemente dalla loro configurazione. si tratta dunque di figure che rappresentano l'inversione di tendenza: il trend del titolo si inverte su questi livelli. La più significativa tra queste figure è il doppio massimo (nella parte superiore della curva) e il doppio minimo ( nella parte inferiore della curva). Come evidenziato sotto, queste configurazioni corrispondono a due massimi (o minimi) consecutivi. Queste figure, spesso, sono caratterizzate da volumi di affari più bassi in concomitanza del secondo punto estremo, evidenziando il decrescente interesse degli investitori e l'attesa di un'inversione di tendenza. Per quanto riguarda l'obiettivo, esso si può trovare spostando la sommità della figura stessa del doppio massimo (o minimo) al livello dell'estremità della figura (cfr. grafico). Ritorna all'inizio 3.2.2 Testa-spalla Da questa figura si ricava quella di testa-spalla. Questa espressione deriva dalla forma della figura, che presenta tre massimi consecutivi, in cui il primo e il terzo si trovano alla stessa altezza, mentre il secondo è più alto (cfr. grafico). L'elemento principale di questa figura è la cosiddetta "neckline", che corrisponde a una linea orizzontale che congiunge i punti bassi del secondo massimo. In effetti, questa figura spesso è tipica di un'inversione di tendenza. In conformità al secondo massimo (testa), il titolo si trova in un trend rialzista, che viene interrotto in discesa, tracciando la seconda spalla. Il titolo si inserisce quindi in un trend ribassista, che è confermato dal fatto che la neckline interseca in discesa dopo la seconda spalla. Tuttavia, si può verificare spesso il cosidetto fenomeno di "arretramento", che coincide a un ritorno del prezzo proprio al di sotto della neckline. Questo ritorno spesso coincide con un rimbalzo tecnico, come spesso succede quando i volumi sono bassi. Più precisamente si può prevedere la comparsa della sommità (testa) allorché i volumi diminuiscono in misura notevole, trovandosi a un livello più basso rispetto ai volumi raggiunti in coincidenza della prima spalla. Per quanto riguarda l'obiettivo, esso può essere calcolato proprio come il doppio massimo, spostando l'altezza della figura (l'altezza della testa si trova relativamente in corrispondernza della neckline) all'estremità della figura (neckline che interseca in discesa). Naturalmente si può tracciare una figura simmetrica sulla curva inferiore; si parla allora di testa-spalla rovesciata. Ritorna all'inizio 4 FIBONACCI : un indicatore avanzato Questo nome fa riferimento a una serie di considerazioni di carattere matematico e grafico, che si basano sulla serie omonima. Quest'ultima, messa a punto dal famoso matematico italiano del 13° secolo, viene espressa nel modo seguente: La somma dei due termini precedenti (i.e. Un+2 = Un+1 + Un), di cui i primi due termini sono 1 e 1 (cioè U0 = U1 = 1). I primi termini della serie sono quindi: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, ecc.. Questa serie possiede numerose qualità interessanti, la più importante dellequali risiede nel limite dei due termini consecutivi di questa serie. In effetti il rapporto Un+1/Un mira ad ottenere il rapporto d'oro (circa 0,618) per n infinitamente elevato. Nel settore finanziario, questo rapporto e le sue frazioni vengono utilizzati per determinare i livelli di resistenza e di supporto ed altresì gli obiettivi. Le principali proporzioni utilizzate sono 38,2 %, 50 % e 61,8 % ; esse vengono utilizzate per determinare il cosiddetto "ritracciamento". Prendiamo, ad esempio, un titolo, che in seguito all'annuncio di buone notizie o di un'ondata di speculazioni, sale da quota 100 (il livello intorno al quale si attesta generalmente) a quota 300 nel giro di poche settimane. Se si verifica un decremento da quota 300, che corrisponde a una presa di benefici o alla consapevolezza dell'eccesso dell'incremento, può essere interessante misurare la portata di tale revisione prima che si realizzi un'altra mossa al rialzo o almeno un rimbalzo, oppure la fine di un trend ribassista. In questo caso, possiamo aspettarci che il titolo trovi un supporto dopo una flessione del 38,2 % rispetto al movimento al rialzo. Essendo quest'ultima di 300-100 = 200, la portata del calo è pari a 0,382 x 200 = 76,4. Un supporto potrebbe pertanto emergere a 300 - 76,4 = 223,6. Gli investitori più fiduciosi potrebbere quindi comprare il titolo a questo livello. Ovviamente, si potrebbe fare un'analisi del genere nel caso di un ribasso corretto da un movimnto al rialzo. DE' abbastanza frequente che i livelli, determinati da queste proporzioni, corrispondano anche ai supporti o alle resistenze, che si consolidano man mano che passa il tempo. A prescindere dal ruolo dell'obiettivo correttivo, le proporzioni di Fibonacci possono anche rappresentare delle soglie che incoraggiano la vendita dei propri titoli, in seguito a un incremento abbastanza significativo. Più saltuariamente, i livelli di Fibonacci permettono ugualmente di determinare gli obiettivi nel momento stesso in cui ci si trova su dei punti estremi. Si parla allora di "estensione di Fibonacci". Se riprendiamo l'esmpio precedente, è possibile determinare gli obiettivi al tialzo che superano il precedente picco di 300. Percio, se si pende in conto un ritracciamento (stavolta al riazo ) del movimento al ribasso antecedente, è possibile immaginare un livello supriore a 100%. Ciosignifica che i titolo è iscritto in un' autentica tendenza al rialzo e che è in misura di superare. Di conseguenza, un livelo di 138.2% del movimento al ribasso darà un rialzo di 105.6 (1.382 x 76.4), ossia un obiettivo à 223.6 +105.6 =329.2 Ritorna all'inizio 5 Gli indicatori di tendenza 5.1 Introduzione agli indicatori L'analisi tecnica consta di due parti: l'analisi grafica e l'analisi numerica. La prima si basa essenzialmente sulla semplice osservazione dei livelli dei prezzi e dei volumi, ed altresì sulla presenza di figure grafiche tipiche. La seconda, invece, utilizza strutture matematiche. Sulla base dei corsi (soprattutto livelli di chiusura e livelli estremi), sono pertanto costruiti gli indicatori tecnici. Questi ultimi possono appartenere a due categorie, che si riferiscono alle due sfaccettature della psicologia degli investitori. Si tratta degli indicatori dei trend, che in genere si basano sulle medie da una parte, e degli indicatori di controtendenza che, d'altra parte, si basano di solito sulle derivate. L'interesse principale degli indicatori tecnici risiede nel loro valore predittivo, mentre l'analisi grafica può avere questo ruolo solo quando le figure sono tracciate almeno parzialmente. Ciò vale soprattutto per i modelli di controtendenza. Ritorna all'inizio 5.2 Principali Indicatori Ritorna all'inizio 5.2.1 Medie mobili Gli indicatori di tendenza più pratici sono le medie mobili. Esse corrispondono semplicemente a una media calcolata in base ad un intervallo temporale in divenirei : ogni giorno, il valore più vecchio (spesso determinato in chiusura) viene sostituito dal valore della nuova seduta nel calcolo medio. Di consequenza, l'interesse predittivo dell'indicatore è nullo (in quanto rappresenta l'evoluzione dei prezzi con un certo ritardo). Tuttavia, questo criterio consente di determinare i trend di medio o lungo periodo, che diventano sempre più forti mentre la direzione delle medie diventa costante. Nonostante la semplicità di questo indicatore, la durata delle medie utilizzate deve essere trattatacon cautela. In effetti, gli analisti preferiscono utilizzare due medie mobili simultaneamente, con durata nel tempo alquanto diversa, al fine di prevedere eventuali inversioni di tendenze. Pertanto, spesso si farà ricorso contemporaneamente alla media mobile calcolata su 20 e 50 giorni, oppure su 50 e 100 giorni. In particolare, abbinando questi criteri simultanemente, è possibile determinare i segnali d'acquisto, che vengono lanciati ogni qualvolta una media mobile a breve termine (ad es. su 20 giorni) si interseca con una media mobile a più lungo termine (ad es. su 50 giorni) proveniente dal basso e che si porta quindi in alto. Ciò esprime la tendenza del titolo ad attestare i suoi prezzi più recenti a un livello più alto rispetto ai prezzi precedenti, presentando pertanto un trend rialzista. A sua volta, un segnale di acquisto viene lanciato allorché una media mobile a breve termine (in particolare, proveniente dall'alto) si interseca, dirigendosi verso il basso, con una media mobile a più lungo termine, e si porta in basso. Nel complesso, l'interesse delle medie mobili consiste nell'evitare di andare contro la tendenza del mercato quando quest'ultimo segue un movimento forte. Ritorna all'inizio 5.2.2 Le bande di Bollinger Questi indicatori derivano dalle medie mobili e mirano a colmare una lacuna importante. In effetti, le medie mobili lanciano segnali per l'acquisto e la vendita a dei livelli ben precisi, che possono tuttavia essere rapidamente azzerati nel caso in cui il mercato dovesse invertire la tendenza in un termine molto breve (nel corso della seduta oppure da una seduta all'altra). Pertanto, invece di definire delle soglie ben determinate, può essere opportuno usare aree definite come intervalli su entrambi i lati della media mobile. Le bande di Bollinger poggiano esattamente su questo principio. Questa figura consta di tre linee di tendenza: the banda media, quella superiore e quella inferiore. La banda media corrisponde a una semplice media mobile, calcolata spesso su 20 giorni. Il livello della banda superiore, in ogni punto, coincide alla somma del livello della banda media e al doppio del valore della deviazione standard correlato alla media mobile. A sua volta, il livello della banda inferiore corrisponde al livello della banda media meno il doppio del valore della deviazione standard correlato alla media mobile. In tal modo viene determinata una scala dei prezzi. Ciò consente di individuare poi il margine di variazione in cui dovrebbe muoversi il titolo quasi sistematicamente. Nel caso di un titolo che segue la legge di Gauss, il 95 % degli scambi avverranno pertanto all'interno di queste bande. Queste ultime, poi, costituiscono livelli di supporto (banda inferiore) e di resistenza (banda superiore) molto forti. Questi livelli rappresentano livelli interessanti rispettivamente per l'acquisto e la vendita, in particolare quando non emerge alcun trend effettivo sul mercato (e le bande sono pertanto stabili su entrambi i lati della media), consentendo di scommettere su un obiettivo di scambio (obiettivo a breve termine). Per contro, in un mercato di tendenza, gli indizi forniti dalle bande sono correlate alla loro ampiezza. In effetti, un'ampiezza crescente delle bande implica una deviazione crescente dallo standard, che è il segno dell'inizio di un trend forte. Poi, quando le bande si restringono, le variazioni su entrambi i lati della media mobile diventano più modeste, suggerendo che il trend volge al termine. E' inoltre possibile utilizzare le bande come supporti e resistenze. Ritorna all'inizio 5.2.3 La MACD Uno degli indicatori, maggiormente oggetto di studio, è la MACD ; questo indicatore (Media Mobile di Convergenza / Divergenza) riflette una differenza tra le medie mobili e fa riferimento all'ascesa o al calo nel medio termine in confronto al breve termine. La durata delle medie, prese in considerazione, sono rispettivamente di 26 giorni (coefficiente esponenziale di 0,075) e di 12 giorni (coefficiente esponenziale di 0,15). Inoltre, al fine di valutare le variazioni del trend, si crea un indicatore supplementare (denominato linea del segnale), che si basa su una media esponenziale su 9 giorni (coefficiente di 0,20). Il vantaggio di questo indicatore è triplice: rileva infatti la posizione assoluta della MACD, la posizione relativa alla sua linea di segnale e l'esistenza di divergenze. Dal primo punto di vista è possibile individuare aree di ipervenduto e di iperacquistato. Pertanto, un forte incremento degli indicatori MACD segnala che la media mobile su 12 giorni sale più rapidamente rispetto a quella su 26 giorni, presentando quindi una maggiore volatilità nel breve termine. Inoltre, il superamento del livello zero dovrebbe essere considerato con particolare cautela. Sotto il secondo aspetto, uno degli incentivi più pertinenti a comprare è dato dalla MACD che supera in salita la linea del segnale, soprattutto quando ciò si verifica in relazione ai livelli di inversione di tendenza al rialzo per la MACD (cfr. grafico). Per quanto riguarda il terzo punto di vista, è possibile individuare delle divergenze tra il trend della MACD e quello del prezzo del titolo in un determinato periodo. Questo fenomeno è caratterizzato da un incremento o decremento più che proporzionale della MACD rispetto alle variazioni del titolo (cfr. grafico). Ritorna all'inizio 5.2.4 Il DMI In contrapposizione agli altri indicatori, il DMI (Indice di Direzione del Movimento) non mira tanto a definire gli eccessi (aree di ipervenduto/iperacquistato) o divergenze, quanto piuttosto a determinare i trend, utilizzati per intercettare segnali per l'acquisto e la vendita. La sua strutturazione è molto più complessa rispetto ad altri oscillatori. In primo luogo, vengono rilevati gli indicatori di pressione a comprare (+DM) e a vendere (-DM). Queste pressioni vengono poi espresse come una percentuale della variazione massima del mercato in relazione al periodo, e viene quindi calcolata la media mobile di questi indicatori, rispettivamente +DMI e -DMI. Portiamo l'esempio di un periodo di 14 giorni, con un +DMI14 = 0,2 and -DMI = 0,36. Ciò significa che il 20 % del range sul mercato negli ultimi 14 giorni è avvenuto in salita e il 36 % in discesa. In questa gamma di variazioni, il 56 % (0,2 + 0,36) era direzionale. Pertanto, tanto più il mercato è direzionale (al rialzo E al ribasso), tanto maggiore sarà la somma di DMI (somma del DMI). Tuttavia, in linea di massima, viene calcolata la differenza (differenza del DI ) tra il +DMI e il -DMI. L'informazione relativa al trend è allora diversa: tanto maggiore è tale differenza, tanto più direzionale sarà il mercato nella stessa direzione. Il rapporto diff. DI / somma Di, espresso come percentuale, dà come risultato DX, che si attenua nel periodo (spesso di 14 giorni) per formare ADX. Una volta che questi oscillatori sono strutturati, diventa abbastanza facile utilizzarli. In primo luogo, è possibile confrontare le rispettive posizioni del +DMI e del -DMI. Se il +DMI prevale sul -DMI, il trend rialzista è forte; ciò significa che gli acquirenti guadagnano sempre di più. Per contro, se il +DMI si trova al di sotto del - DMI, il trend ribassista è forte; in questo caso, allora, sono i venditori che guadagnano. Inoltre, i segnali vengono lanciati anche dall'ADX. Poiché quest'ultimo supera 17, si considera che il mercato stia seguendo un trend ed è quindi possibile comprare (+DMI al di sopra del -DMI) o vendere (-DMI al di sopra del +DMI). Infine, l'ADX consente, parallelamente alle medie mobili, di determinare la validità di quest'ultime. In realtà, dal momento che talvolta le medie mobili lanciano segnali falsi, è possibile comprare solo quando l'ADX rileva un trend, seguendo poi le indicazioni fornite dalle medie mobili. Ritorna all'inizio 6 Gli indicatori di controtendenza 6.1 Presentazione Questi indicatori sono numerosi ma in genere si fa riferimento soltanto ad alcuni tra questi. Essi corrispondono alla rappresentazione grafica dei calcoli matematici. Questi ultimi rappresentano l'evoluzione dei prezzi e non il loro livello assoluto; vengono denominati oscillatori, in quanto corrispondono a una stima delle tensioni sul mercato e si comportano come una funzione derivata. Ritorna all'inizio 6.2 Livelli di ipervenduto/iperacquistato L'interesse principale degli oscillatori, in qualità di indicatori di tensione, è quello di segnalare i livelli di oscillazione, prevedendo eventuali inversioni di tendenza. E' proprio per questo motivo che sono stati elaborati i concetti di aree di "iperacquistato" e "ipervenduto". Questi livelli corrispondono agli eccessi del mercato. Ad esempio, nel caso di una situazione di iperacquistato, il titolo sale costantemente senza consolidamenti o revisioni significative, facendo pertanto prevedere un'inversione di tendenza imminente. Quest'ultima viene espressa da un oscillatore che segnala un livello alto, in una zona, definita area di ipervenduto, che rileva la tensione presente sul mercato. Parallelamente, ciò vale anche per il caso opposto mentre, tra i due estremi, il mercato viene considerato neutro. Tuttavia, l'interpretazione di queste zone di iperacquistato e di ipervenduto può rivelarsi più complessa. In effetti, gli oscillatori possono assumere due configurazioni diverse (con o senza limiti). Gli indicatori con limiti si muovono tra due valori fissi (spesso 0 e 100). E' quindi facile determinare queste zone (ad esempio al di sopra di 75 per l'area di iperacquistato e, al di sotto di 25 per l'area di ipervenduto). A titolo di confronto, gli indicatori senza limiti non hanno per definizione alcun tetto teorico per il rialzo e per il ribasso, il che rende più difficile delimitare tali zone. Tuttavia, per quanto non sia prudente comprare in un mercato di iperacquistato, il fatto di analizzare solamente il livello dell'indicatore non fornisce necessariamente tutte le informazioni (cfr. grafico). Ritorna all'inizio 6.3 Divergenze L'elemento di analisi principale degli indicatori, anche se spesso viene sottovalutato, risiede nel principio delle divergenze. Ciò corrisponde a una mancanza di nesso tra l'evoluzione dei prezzi e quella dell'indicatore (cfr. grafico). Verrà pertanto presa in considerazione una divergenza al ribasso (al rialzo) quando l'oscillatore segue un trend al ribasso (al rialzo), mentre i prezzi sono ancora in salita (in discesa). Questo fenomeno è direttamente collegato allo status di funzione derivata degli indicatori. In effetti, un calo dell'indicatore mentre i prezzi aumentano, indica che questo incremento prosegue a un ritmo più basso. Questo nervosismo sul mercato fa poi prevedere un'inversione di tendenza al ribasso. Tuttavia, questo approccio è valido solo quando è correlato all'aspetto precedente, cioè alla presenza dell'oscillatore in un'area di ipervenduto o di iperacquistato. In effetti queste zone rappresentano i siti prediletti delle inversioni di tendenza, in quanto rappresentano la linea di demarcazione di un trend ininterrotto. A titolo di raffronto, un mercato sotto il segno della neutralità (cfr. grafico) rende alquanto improbabile il nervosismo e in questo contesto l'analisi delle divergenze appare poco pertinente. Per di più, dal momento che le divergenze sono segni premonitori, spesso non è cauto agire di consequenza al primo manifestarsi delle divergenze. E' quindi molto più opportuno verificare se le stesse vengono confermate o meno, e cioè se l'indicatore può rimbalzare sulla linea dell'iperacquistato o dell'ipervenduto (cfr. grafico). Ritorna all'inizio 6.4 Figure grafiche Oltre ai calcoli sugli indicatori, le figure grafiche possono anche fornire informazioni di per sé, proprio come i prezzi dei titoli. In tal modo è possibile individuare i trends e le figure. Gli indicatori possono scontrarsi con delle resistenze oppure fermarsi su dei supporti. Questo aspetto è anche interessante in quanto l'impatto dei trend sugli oscillatori spesso precede quello sui prezzi dei titoli. In questo contesto, l'area di neutralità (che coincide con il punto intermedio dei confini per gli indicatori con limiti) è oggetto di particolare attenzione, poiché rappresenta di frequente un importante supporto o resistenza. Inoltre, è possibile usare filtri. Ad esempio, è opportuno, spesso, comparare gli oscillatori con la loro media mobile su un certo numero di giorni per eliminare variazioni puntuali e non significative. Diventa allora possibile mettere a punto un metodo sistematico, basato sul principio fondamentale degli indicatori: non vanno in controtendenza. Questa regola consiste nel comprare nel momento in cui l'oscillatore supera il livello zero, mentre si trova al di sopra della sua media mobile, e di vendere quando questo livello si abbassa e gli indicatori invertono la tendenza passando al disotto del livello zero. Questa serie di indicatori di controtendenza si basa su una semplice osservazione: quando i prezzi dei titoli seguono un trend rialzista, in chiusura di seduta i prezzi si attestano a livelli sempre più alti di giorno in giorno, mentre, quando i prezzi dei titoli seguono un trend ribassista, in chiusura di seduta essi si attestano su dei livelli sempre più bassi. Mettendo in relazione le due conclusioni, diventa possibile prevedere inversioni di tendenza nel momento in cui vengono rilevati i massimi, ma con chiusura al ribasso. Ritorna all'inizio 6.5 The RSI Questo indicatore (Relative Strength Index) mira a stabilire una scala di riferimento a prescindere dal livello stesso dei prezzi dei titoli. Poiché l'RSI presenta dei limiti (0 e 100), diventa allora molto facile determinare le aree di iperacquistato e di ipervenduto. Pertanto, l'RSI è uno degli indicatori di controtendenza maggiormente utilizzati. Questo indice si basa sulla media di rialzi e ribassi in relazione a un titolo, secondo la seguente formula : RSI = 100 - [100 / (1 + RS)] in cui RS rappresenta la media delle chiusure al rialzo diviso la media delle chiusure al ribasso per il periodo preso in considerazione. Di consequenza, tanto più breve è il periodo preso in esame, tanto più volatile sarà l'RSI. A seconda degli usi vigenti per le negoziazioni, si possono prendere in considerazione periodi di tempo più lunghi o più brevi, ma 14 giorni rappresenta la base più comunemente utilizzata. Su un grafico, è possibile tracciare delle linee al livello di 30 e di 70. Una linea che passa sotto 30 indica che il mercato è in area di ipervenduto, mentre una linea che passa sopra 70 indica che il mercato è in area di iperacquistato. Proprio come nel caso della MACD, è possibile attenuare gli indizi forniti dall'RSI creando due RSI su due periodi diversi. Quindi, il superamento dell'RSI di lungo termine da parte dell'RSI di breve termine, in un movimento al rialzo, rappresenta un segnale per l'acquisto, mentre il superamento dell'RSI di lungo termine da parte dell'RSI di breve termine, in un movimento al ribasso rappresenta un segnale per la vendita. E' possibile applicare il principio delle divergenze all'RSI, che si rivela di più facile applicazione rispetto alla MACD, poiché si possono demarcare correttamente le aree di iperacquistato e ipervenduto. Infine, proprio come avviene per i prezzi dei titoli stessi, possono emergere supporti e resistenze, soprattutto in prossimità dell'area di neutralità (vicino a 50). Su un grafico, è possibile tracciare delle linee al livello di 30 e di 70. Se la linea passa sotto 30, ciò significa che il mercato è in area di ipervenduto mentre se passa sopra 70 ciò indica che il mercato è in area di iperacquistato. Proprio come nel caso della MACD, è possibile appiattire i segnali forniti dall'RSI tracciando due RSI su due periodi diversi. Quindi, il superamento dell'RSI di lungo termine da parte dell'RSI di breve termine in un movimento al rialzo, rappresenta un segnale per l'acquisto, mentre il superamento dell'RSI di lungo termine da parte dell'RSI di breve termine, in un movimento al ribasso rappresenta un segnale per la vendita. E' possibile applicare il principio delle divergenze anche all'RSI, e ciò risulta di più facile realizzazione rispetto alla MACD, poiché si possono demarcare correttamente le aree di iperacquistato e ipervenduto. Infine, proprio come avviene per i prezzi dei titoli stessi, possono emergere supporti e resistenze, soprattutto in prossimità dell'area di neutralità (vicino a 50). Ritorna all'inizio 6.6 L'oscillatore stocastico (a cura di METASTOCK) L'oscillatore stocastico opera delle correlazioni laddove il prezzo di un valore mobiliare ha chiuso in conformità al suo range negli ultimi periodi di tempo x. La formula del parametro %K dell'oscillatore stocastico è la seguente: %K = 100 x [ (C - Lx) / (Hx - Lx) ] Ad esempio, ecco il procedimento per calcolare una %K su 10 giorni: innanzitutto, trovate i picchi massimi e i minimi relativi al valore mobiliare negli ultimi 10 giorni. Per questo esempio, supponiamo che negli ultimi 10 giorni il picco più alto fosse 46 e il più basso 38-- un range di 8 punti. Se il prezzo di chiusura di oggi fosse 41, la %K verrebbe così calcolata: lo 0,375, in questo esempio, dimostra che la chiusura di oggi era al livello del 37,5% rispetto al range di negoziazione del titolo negli ultimi 10 giorni. Se la chiusura di oggi fosse 42, l'oscillatore stocastico sarebbe pari allo 0,50. Lo 0,50 rileverebbe che la chiusura odierna sul titolo era pari al 50% (ovvero in posizione mediana) del suo range di scambio su 10 giorni. L'esempio, di cui sopra, ha utilizzato un periodo di rallentamento della %K di 1 giorno (senza rallentamento). Inserendo un valore superiore a uno, secondo i parametri di MetaStock, si trovano le medie dei picchi più alti e più bassi per il numero dei periodi di rallentamento della %K, prima di fare la divisione. Una media mobile della %K viene poi calcolata sulla base del numero dei periodi di tempo che avete specificato nei periodi della %D. Questa media mobile viene denominata %D. Infine, MetaStock moltiplica tutti i valori stocastici per 100 al fine di trasformare i valori decimali in percentuali per una migliore calibrazione (ad es., lo 0,375 viene presentato come il 37,5%). L'oscillatore stocastico presenta delle variazioni di range che vanno dallo 0% al 100%. Una lettura dello 0% rileva che il titolo ha toccato il prezzo minimo mai negoziato durante i periodi di tempo x precedenti. Una lettura del 100% rileva che il titolo ha toccato il prezzo massimo mai negoziato durante i periodi di tempo x precedenti. Gli oscillatori stocastici possono essere utilizzati come oscillatori relativi agli scambi sia di breve che medio termine, a seconda del numero di periodi di tempo utilizzati nel calcolo dell'oscillatore. Quando viene presentato un oscillatore stocastico di breve termine (es. 5-25 giorni), si suole rallentare il valore della %K per 3 giorni. Ci sono molti modi di interpretare un oscillatore stocastico Citiamo i tre criteri più comuni: -- Comprare quando l'oscillatore (%K oppure %D) scende sotto un dato livello (es., 20) e poi sale sopra quel livello e, vendere quando l'oscillatore sale al di sopra di un dato livello (es., 80) e poi scende al di sotto di quel livello. Tuttavia, prima di stabilire un trade off di livelli precisi dell'iperacquistato/ipervenduto, si consiglia in primo luogo di definire il trend di mercato sulla base degli indicatori quali r2 (cfr. r2) oppure CMO (cfr. Chande Momentum Oscillator). Se questi indicatori suggeriscono un mercato "non-trending ", allora gli scambi basati su livelli rigorosi di iperacquistato/ipervenduto dovrebbero dare i migliori risultati. Se si suggerisce un mercato di tendenze, allora si potrà utilizzare l'oscillatore per intavolare delle negoziazioni nella direzione del trend. -- Acquistare quando la linea della %K sale al di sopra di quella della %D (punteggiata) e vendere quando la linea della %K scende al di sotto della %D line. -- Cercare le divergenze. Ad es., laddove i prezzi segnano una serie di nuovi picchi e l'oscillatore stocastico non riesce a superare i suoi picchi precedenti. La strutturazione di questi indicatori è più complessa rispetto a quella di altri oscillatori. Un primo oscillatore, denominato %K, viene rappresentato, con la seguente formula: %K = 100 x [(C - Lx) / (Hx - Lx)] in cui C rappresenta l'ultimo prezzo di chiusura, Lx il prezzo minimo degli ultimi giorni x e Hx il prezzo massimo degli ultimi giorni x. Il periodo di tempo più comunemente preso in considerazione è di cinque giorni. Pertanto, quando il mercato è sotto il segno del rialzo, il prezzo di chiusura è vicino ai suoi massimi degli ultimi giorni. Il rapporto allora si orienta in direzione di 1 e l'oscillatore della %K si dirige verso 100. Per contro, in un mercato ribassista, il rapporto è orientato verso lo 0 e lo stesso dicasi per la %K. Pertanto la %K esprime le tensioni presenti sul mercato (ipervenduto o iperacquistato) sotto il profilo dell'RSI ma, in contrapposizione a quest'ultimo, essa è correlata ai prezzi estremi e non ai prezzi di chiusura. Viene creato allora un secondo indicatore, la %D, in modo da attenuare la %K, mediante la seguente formula : %D = 100 x Hy /Ly in cui Hy rappresenta la somma di (C - Lx) degli ultimi giorni e Ly la somma di (Hx - Lx) degli ultimi giorni y, di cui y < x. In altri termini, la %D rappresenta una media della %K (giorni x) espressa negli ultimi giorni y. La nuova durata nel tempo coincide spesso con tre giorni. Nonostante questo appiattimento, rimane difficile comparare la %D e la %K poiché la %K può facilmente passare da 0 a 100 da una seduta all'altra. Quindi, la %D diventa il nuovo indicatore di riferimento. A questo punto viene creato un terzo indicatore, una %D lenta, in modo da attenuare la %D. Questo indicatore viene ricavato prendendo in considerazione la media della %D su tre giorni. La %D e la %D lenta vengono quindi denominate rispettivamente oscillatori stocastici rapidi e lenti. Gli oscillatori stocastici possono essere utilizzati in modi diversi. In primo luogo, la presenza di oscillatori stocastici sugli estremi (in prossimità di 0 o di 100) indica delle aree di ipervenduto o di iperacquistato. Nonostante l'appiattimento della %K mediante la %D, questo indicatore rimane volatile, il che rende difficile l'utilizzazione di questo schema. A sua volta, questa forte volatilità dà la possibilità di considerare che, se la %D rimane su livelli alti o (rispettivamente bassi) per un lungo periodo di tempo, ciò implica che i prezzi del titolo seguono un trend in forte salita o rispettivamente in forte discesa. Inoltre, i segnali all'acquisto o rispettivamente alla vendita vengono rilevati quando l'oscillatore stocastico lento si trova su livelli bassi (o rispettivamente alti) superando al rialzo (o rispettivamente al ribasso) l'oscillatore stocastico lento. Infine, possono verificarsi delle divergenze tra l'evoluzione dell'oscillatore e quello del prezzo dei titoli, proprio come succede nel caso di indicatori con limiti. Ritorna all'inizio
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